La ricerca della Conoscenza di Baqiyy ibn Makhlad

map_of_the_islamic_empire_sobhi_abdul-karim_cairo_1965«..E qui [menzioneremo] un altro racconto, tra i più straordinari che si possano narrare, che si verificò quando un sapiente Andaluso si mise in viaggio dall’Andalusia verso l’Oriente. Egli percorse questa grande distanza camminando sulle sue sole gambe [senza l’ausilio di un cavallo od un cammello da cavalcare], con l’obiettivo di incontrare un Imâm tra i [più grandi] imâm, e di acquisire conoscenza da lui. Al suo arrivo, venne a sapere che l’Imâm era stato messo agli arresti domiciliari e bandito dal pubblico insegnamento. [1] Ciononostante, attraverso alcuni espedienti, il sapiente Andaluso fu infine in grado di apprendere da lui.. E questa storia è piena di questo genere espedienti, insoliti ed interessanti.

Il suo nome era Abû ‘Abd ar-Rahmân Baqîyy bin Makhlad al-Andalûsî al-Hâfiz. Nacque nel 201 H. (816 C.) e morì nel 276 (890), possa Iddio averne misericordia. Egli si recò a piedi fino a Baghdâd quand’era circa ventenne, ed il suo più profondo e sentito desiderio era quello di incontrare l’Imâm Ahmad ibn Hanbal e studiare con lui.

Continua a leggere

Fatwa sull’ISIS del Consiglio Islamico Siriano

Questa traduzione della condanna del Consiglio Islamico Siriano nei confronti del movimento dello pseudo-Stato Islamico (IS) è stata pubblicata nella raccolta «Contro l’ISIS», edita da Giorgio Pozzi Editore, la prima antologia in lingua Italiana di autorevoli posizioni sapienziali Islamiche (fatâwa) di condanna del terrorismo islamista. 

Questo articolato parere giuridico (fatwâ) è stato espresso dal Consiglio Islamico Siriano (al-Majlis al-Islâmî as-Sûrî), e sottoscritto in seguito dall’Unione dei Sapienti della Siria (Râbitah ‘Ulamâ’ as-Shâm): il suo specifico interesse risiede tanto nella composizione di quest’organismo, che riunisce sapienti musulmani (‘ulamâ’) di diversi orientamenti e metodologie dottrinali (manâhij), quanto nella sua effettiva prossimità al contesto siriano, che ne garantisce una migliore conoscenza ed una minore discrezionalità, a proposito delle attuali condizioni del conflitto in corso – ciò che di fatto costituisce un elemento dirimente, rispetto all’effettiva autorevolezza di un parere giuridico.

E’ comunque necessario specificare che la natura di questo conflitto impedisce di farsi un quadro preciso della situazione, la cui conoscenza obiettiva è definitivamente ostaggio di forme di propaganda e di infiltrazioni di diverso genere e tendenza. Questo documento – insieme ad altre opinioni sapienziali che avevamo precedentemente segnalato, e ad ulteriori autorevoli opinioni similari, largamente diffuse – contribuisce dunque soprattutto a definire quale sia la posizione dell’ortodossia tradizionale Islamica rispetto a quanto appare di ciò che è indicato come ISIS.

Laddove esso corrisponda effettivamente all’immagine che gli viene attribuita, e che buona parte dei suoi stessi militanti si impegnano ad attribuirgli, esso non costituirebbe soltanto un movimento privo di legittimità dal punto di vista della Legge sacra (Sharî‘ah), nella sua pretesa di assumere la funzione di Califfato di ordine universale – al punto che ci si riferisce formalmente ad esso come “Stato del ‘Irâq e della Siria”, privandolo così perfino del solo aggettivo di “Islamico” – bensì sarebbe da considerarsi una vera e propria minaccia, che dal punto di vista shara‘îtico risulterebbe doveroso combattere fino alla sua definitiva recessione e neutralizzazione.

Questo documento dimostra inoltre come i sapienti musulmani (‘ulamâ’) non abbiano soltanto espresso pubblicamente una posizione dettagliata, con chiarezza ed in maniera perentoria, bensì l’abbiano fatto con largo anticipo rispetto alla più recente escalation di violenze che pare abbiano colpito anche alcune minoranze nel nord del ‘Irâq, e che ha contribuito a portato quell’organizzazione alla ribalta dei media internazionali – escalation rispetto a cui, pure, è stata successivamente, ulteriormente ribadita la più ferma condanna.

Traduzione, corsivi, note e capitolazione miei, rispetto al testo originale della fatwâ.

Continua a leggere

In solidarietà alle minoranze irachene

conferenza-museo-del-duomoBreve intervento rilasciato in data 14 Agosto 2014, presso la Sala delle Colonne del Nuovo Grande Museo del Duomo di Milano, nell’ambito di un incontro pubblico di riflessione sulle notizie di persecuzione ai danni delle minoranze religiose nel Nord del ‘Irâq, organizzato dalla Scuola della Cattedrale di Milano e dal Tribunale Rabbinico del Nord Italia.

Nel Nome d’Iddio, il Misericordioso, il Clementissimo.
Ogni lode appartiene a Dio, Signore dei mondi, e che Dio elogi e preservi il Sigillo dei Suoi Inviati, il Profeta Muhammad, insieme alla Sua famiglia ed ai Suoi compagni, âmîn.

Che la Pace e la Misericordia d’Iddio e le Sue benedizioni siano con voi.
Carissimi, tengo innanzi tutto a ringraziarvi per avermi invitato a partecipare a questo incontro [di riflessione sulle notizie di persecuzione ai danni delle minoranze religiose nel Nord del ‘Irâq, organizzato dalla Diocesi di Milano], e per avermi dato così la possibilità di esprimere pubblicamente una solidarietà che ho precedentemente espresso altrove.

Come Musulmano e come Milanese, debbo innanzi tutto precisare che la mia presenza in questa sede non è da considerarsi quella dell’esponente di una comunità religiosa locale, né del rappresentante di questa o quella organizzazione, bensì quella di un umile servo di Dio (‘abd Allâh), membro di una Comunità spirituale (ummah) che da oltre 14 secoli considera la tutela e la protezione delle minoranze non come una scelta arbitraria, soggetta ad una volontà mutevole, bensì come un preciso comandamento divino, che si è dunque impegnata ad assolvere ed a garantire, sotto la sua egida, con coerenza e continuità – al netto delle naturali imperfezioni legate al contraddittorio succedersi delle vicende umane.

Continua a leggere

Lettera sulla Moschea di Milano

Brani di questa lettera aperta sono stati pubblicati sul quotidiano cattolico Avvenire e sul settimanale Corriere Sette

Sono ormai trascorsi quasi 25 anni da quando il Cardinal Martini, nel suo discorso “Noi e l’Islam” rivolto alla Chiesa ed alla Città di Milano, metteva in guardia rispetto a «due questioni errate da evitare, ed una posizione corretta da promuovere»: da un lato, la noncuranza e la disinformazione nei confronti dell’Islam e delle comunità musulmane, e dall’altro «lo sforzo serio di conoscenza, la ricerca di strumenti e l’interrogazione di persone competenti». Questo ammonimento suona oggi quantomai urgente, e provvidenzialmente attuale: ad oltre 1700 anni dall’Editto di Milano, la Città di Ambrogio si prepara finalmente all’edificazione di una grande Moschea, luogo di culto della seconda Religione nel mondo e nella città, per numero di aderenti.

In accordo con l’indicazione del Cardinale, da studioso musulmano e da cittadino milanese ritengo che, nell’imminenza di un evento di questa portata – che si può definire a buon diritto “epocale” – sia necessario proporre finalmente un “contributo di conoscenza”, che sia ben lungi dall’alimentare ulteriormente sterili polemiche di partito (quale che sia), e che permetta piuttosto di portare il discorso nel merito della questione: da un lato, sul piano di una comprensione profonda e di un’analisi accurata, per quanto introduttiva, di ciò di cui si sta parlando; e dall’altro, nell’ambito degli aspetti concreti che è necessario prendere in considerazione, per superare l’impasse in cui ci siamo venuti a trovare.

Lo spirito di questo contributo è d’altronde da inquadrarsi alla luce di un chiarimento preliminare e di una prospettiva: la questione della Moschea non andrebbe più intesa, infatti, come una problematica di natura esclusivamente politica e sociale, da dirimere attraverso delicati compromessi, bensì come una grande opportunità di ordine culturale e spirituale. Di più: essa non riguarda soltanto una singola comunità di fede, bensì l’intera Città di Milano, che su di essa decide un pezzo importante del proprio futuro – e che ad essa dovrebbe dunque poter guardare come ad un motivo di speranza e di fiducia per tutta la cittadinanza, se non proprio per il Paese nel suo complesso.

Continua a leggere